Il perdono è un tema controverso, ma anche intimo e personale.
C’è chi perdona tutti, chi non perdona nessuno e chi si tormenta per tutta la vita.
Non è facile perdonare chi ti ha fatto un torto, specialmente se si tratta di qualcuno di molto vicino e dal quale non ti saresti mai aspettato un comportamento malvagio.
Ecco come la penso io sul perdono.
Per quanto mi riguarda il perdono è un percorso da fare in due: chi vuole perdonare e chi vuole essere perdonato. Questo per me è fondamentale.
È come camminare su due linee rette che convergono tra loro e che gradualmente si avvicinano fino ad incontrarsi. Questo è il momento del perdono.
Da qui in poi le rette possono proseguire insieme come se fossero una sola, possono proseguire parallele oppure divergere. In questo caso il perdono chiude una situazione, ma ognuno procede per la propria strada senza lasciarsi situazioni in sospeso alle spalle.
Che senso ha perdonare chi non è interessato al perdono? O, peggio ancora, chi continua a perpetrare il comportamento che ha portato alla rottura? Nessuno.
A me non porterebbe alcun sollievo, sentirei la situazione ancora aperta, incompleta… un perdono sprecato.
Il perdono non è un punto di arrivo, ma una ripartenza su nuove basi, con la volontà di entrambi di ricostruire un rapporto. Oppure di concluderlo, di chiudere un capitolo senza lasciare questioni dolorose in sospeso.
Il passato non si cancella, ma si può migliorare il futuro.
Fin qui tutto bene, ma il problema sorge quando al “carnefice” non interessa alcun tipo di perdono. Come la mettiamo con lo stato d’animo della “vittima” che continua a sentirsi ferita e sente l’ingiustizia subita bruciarle dentro?
Io ho trovato, con il tempo, la mia personale soluzione che è passata attraverso diverse fasi:
🌀Rabbia verso il “carnefice” (inevitabile per passare alle fasi successive)
🌀Delusione per il comportamento del “carnefice” (quando mi sono illusa che qualcosa potesse cambiare)
🌀Tentativo di dimenticare tutto (persone comprese), far evaporare, dissolvere… ➡️ Qui ha cominciato a muoversi qualcosa in senso positivo, ma mancavano ancora dei tasselli. Questo perché dobbiamo sempre fare i conti con quei momenti, imprevedibili ma inevitabili, in cui qualcosa riaffiorerà alla memoria.
È opportuno trovare una strategia per gestire questi momenti ed evitare che ci facciano ricadere in pensieri spiacevoli.
E qui è arrivata la mia svolta “esplosiva”
🟢 Ho acquisito la consapevolezza che anche le persone peggiori possono avere dei lati positivi, o per lo meno, possono aver fatto qualcosa di positivo nella propria vita, aver detto qualcosa di utile, saggio, confortante…
Quindi, anche se si trattasse solo di un 1% rispetto alla totalità dei loro comportamenti, ho capito che è proprio qui che ci si deve concentrare.
Rievocare le piccole cose belle, i momenti sereni e le azioni positive mi ha permesso di chiudere il cerchio.
Quando determinate persone mi torneranno in mente sarà su questi pensieri che si perderà il mio ricordo. Saranno pensieri che mi faranno sorridere e, come sono arrivati se ne andranno senza fare più danni.
I “carnefici” non occuperanno più alcuno spazio nella mia mente, e non la inquineranno con la loro essenza negativa.
E tu come ti relazioni con il perdono?
Fammi sapere come la pensi e, se ti fa piacere, condividi la tua esperienza.