Manipolare: volgere in senso favorevole a se stessi mediante imbrogli e intrighi allo scopo di ottenere vantaggi personali; manovrare abilmente, presentare la verità, i fatti, le notizie in modo conforme ai propri interessi, ordire, macchinare.
Questo è ciò che fa abitualmente un manipolatore. Nei casi più gravi troviamo i perversi di carattere (sadici, al novanta per cento di sesso maschile).
Da un punto di vista psichiatrico abbiamo a che fare con una personalità narcisistica che non riconosce il proprio disturbo e la cui peculiarità risiede in affermazioni false e svalutazioni utilizzate allo scopo di destabilizzare la propria vittima e valorizzare se stesso sentendosi, in questo modo, potente.
Smascherare un manipolatore è un’impresa assai ardua poiché questi soggetti possiedono un’elevata capacità di celare la propria natura in società. La situazione si complica parecchio quando ad essere manipolatori sono i genitori nei confronti dei propri figli che diventano le loro vittime privilegiate. La loro autostima è messa a dura prova, si interrogano su se stessi, si colpevolizzano faticando a prendere coscienza del fatto che il problema risiede esclusivamente nel proprio genitore. Questo perché non hanno incontrato questi individui tossici nel corso delle proprie frequentazioni, ma sono nati e cresciuti insieme a loro che hanno avuto tutto il tempo di instillare in loro il senso di colpa come riflesso incondizionato. Di conseguenza, a volte, possono passare anni prima che un figlio riesca ad accorgersi di una tale patologia e spesso ciò avviene grazie anche ad un percorso terapeutico.
Ma come riconoscere un genitore manipolatore?
Isabelle Nazare-Aga (2015) suggerisce una lista di 30 caratteristiche del manipolatore. Per identificare un genitore (ma anche un partner o un conoscente) come tale ne andranno riconosciute in lui almeno 14:
- Colpevolizza gli altri in nome del legame familiare, dell’amicizia, dell’amore, della coscienza professionale, ecc.
- Addossa la responsabilità agli altri ed elude le proprie
- Non comunica chiaramente le proprie richieste, bisogni, sentimenti ed opinioni
- Risponde molto spesso in modo vago
- Cambia opinioni, comportamenti, sentimenti a seconda delle persone e delle situazioni
- Adduce ragioni logiche per mascherare le sue richieste
- Fa credere agli altri che bisogna essere perfetti, che non si deve mai cambiare opinione, che occorra sapere tutto e rispondere immediatamente alle richieste e alle domande
- Mette in dubbio le qualità, la competenza, la personalità degli altri: critica senza dare a vedere, svaluta e giudica
- Fa arrivare i suoi messaggi attraverso intermediari (telefona invece di dire le cose di persona o lascia appunti scritti)
- Semina zizzania e crea sospetti, divide impera e può provocare la rottura di una coppia
- Fa la parte della vittima per essere compatito (malattie esasperata, contesto “pesante”, sovraccarico di lavoro, eccetera…)
- Ignora le richieste nonostante dica di occuparsene
- Si serve dei principi morali degli altri solo per appagare le proprie necessità (cortesia, umanità, antirazzismo, “buona o cattiva madre”, eccetera…)
- Fa minacce velate o ricatta apertamente
- Cambia argomento con disinvoltura nel corso di una conversazione
- Evita i colloqui e le riunioni
- Punta sull’ignoranza degli altri e li convince della sua superiorità
- Mente
- Sostiene il falso per conoscere il vero, deforma e interpreta
- È egocentrico
- Può essere geloso, anche se è un genitore o un parente
- Non sopporta le critiche e nega l’evidenza
- Non tiene conto dei diritti, dei bisogni e dei desideri altrui
- Si riduce sempre all’ultimo momento per chiedere, comandare o far fare qualche cosa agli altri
- I suoi discorsi sembrano logici o coerenti mentre i suoi modi, le sue azioni il suo stile di vita non lo sono affatto
- Utilizza lusinghe per adularci, fa regali o all’improvviso ci colma di attenzioni
- Produce uno stato di malessere o un sentimento di mancata libertà (trappola)
- Si rivela efficiente nel perseguire i propri scopi ma a discapito degli altri
- Ci fa fare delle cose che probabilmente non avremmo fatto di nostra spontanea volontà
- È costantemente oggetto di discussione tra persone che lo conoscono, anche in sua assenza.
Tamara ha preso coscienza di avere entrambi i genitori manipolatori intorno ai 40 anni quando un eclatante episodio in famiglia li ha fatti uscire allo scoperto.
Riporta alcuni tra gli innumerevoli episodi nei quali essi hanno dimostrato chi erano. Ne citiamo un paio.
Aveva 17 anni, un fisico atletico e slanciato che lo sport, che i suoi stessi genitori avevano spinta a praticare, stava contribuendo a modellare. Una sera tornata dalla palestra riportò orgogliosa che l’istruttrice, salutandola dopo una lezione, si complimentò con lei per le sue gambe lunghe e slanciate che “sembravano quelle di una ballerina”. La madre, estremamente gelosa della figlia e della sua bellezza, la guardò con sdegno e le disse: “Ti stava sicuramente prendendo in giro, non vedi che gambe storte che hai? Anzi, faresti meglio a nasconderle”.
Tamara rimase molto male, non le sembrava che l’istruttrice la stesse prendendo in giro, ma per molti anni provò imbarazzo a mostrare le proprie gambe.
Quando rimase incinta del suo fidanzato i genitori di Tamara consigliarono ad entrambi i ragazzi di riflettere seriamente sulla possibilità di abortire, cosa che loro consigliavano vista la situazione (non erano sposati).
Tamara rimase molto contrariata da questa affermazione anche perché non aveva mai avuto dubbi: avrebbe tenuto il bambino anche se fosse rimasta sola a crescerlo.
Parecchi anni dopo durante una discussione davanti ad altri parenti Tamara ricordò loro quella conversazione avvenuta molti anni prima. Loro negarono fermamente, addirittura ridendo dell’assurdità di ciò che lei diceva, dichiarandosi paladini della vita che non avrebbero mai potuto consigliare alla propria figlia di abortire. La loro convinzione fece presa sugli altri parenti, ma non su di lei, basita da quell’atteggiamento falso e bugiardo. Per fortuna erano in due ad avere sentito le loro chiare parole anni prima e ciò contribuì ancor di più a smascherare, ai loro occhi, la loro personalità malata.
I figli di uno o due genitori manipolatori si ritrovano a fare i conti con le conseguenze che questa situazione ha inevitabilmente su di loro: reazioni psicosomatiche, ansia, disturbi del sonno, bassa autostima e perdita di fiducia in se stessi… sono solo alcune, a cui si aggiungono anche casi di suicidio o tentato suicidio.
È estremamente difficile per un figlio accettare il fatto di non essere amato dal proprio genitore che dovrebbe essere il primo rifugio di un bambino e colui che dona amore in modo incondizionato come forse nessuno potrebbe fare. Di conseguenza i figli sono spesso tentati di cercare una riconciliazione sperando in un cambiamento. Ma nulla farà cambiare un genitore manipolatore e tutto ciò che può essere interpretato come un cambiamento è semplicemente una tregua che il manipolatore mette in atto allo scopo di far abbassare la vigilanza e le difese della propria vittima.
È necessaria l’elaborazione del lutto della relazione senza la quale la speranza e la sofferenza restano immutate. Solo la distanza affettiva può salvare i figli di genitori manipolatori.
Coloro che riescono ad allontanarsi da questa relazione tossica riportano una sensazione di rinascita e di benessere, nonostante indelebili cicatrici psicologiche.
E chi non ha la possibilità di allontanarsi può usare delle strategie emotive “contro manipolatorie” per proteggersi dagli attacchi mostrandosi emotivamente distaccati. I manipolatori, infatti, traggono linfa vitale dalle reazioni delle proprie vittime (tranne la gioia), quindi meno ci si mostra coinvolti nelle discussioni e colpiti dalle loro dichiarazioni, più il manipolatore perderà interesse in voi.
A questo proposito Isabelle Nazare-Aga (2015) suggerisce quattro stili possibili:
1. Stile neutro
2. Umorismo
3. Autoderisione
4. Ironia
che si possono utilizzare a seconda della propria personalità.
Dott.ssa Patrizia Paolini
Bibliografia
Isabelle Nazare-Aga, Genitori manipolatori. Riconoscere e fuggire l’amore malato, Ultra (2015).