Senti che il cibo è diventato un problema?

La Mindful Eating può aiutarti a sperimentare un nuovo approccio con il cibo per smettere di sentirti in colpa o di provare ansia ogni volta che mangi qualcosa.

Si tratta di applicare la Mindfulness (intesa come presenza consapevole) al proprio rapporto con il cibo. I benefici fisici ed emotivi della Mindfulness sono sempre più oggetto di studio nel mondo della ricerca neuroscientifica e di nuove pubblicazioni accademiche.

Con un programma mirato potrai scoprire il vantaggio che l’alimentazione consapevole può portare alla tua vita. Diventerà uno stile di vita e non una semplice strategia per fronteggiare un problema temporaneo. 

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Un corretto stile di vita non è fatto di diete restrittive che, a fronte di lunghi sacrifici, vedono spesso sfumare in brevissimo tempo i risultati ottenuti con tanta fatica. Ma è piuttosto un diverso approccio che ti porterà con molta semplicità a sperimentare un rapporto equilibrato e sereno con ciò che mangi, traendone piacere e allontanando gli stati di ansia o colpevolezza.

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Il rapporto con il cibo dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, per ognuno di noi.

Infatti, i bambini molto piccoli sono in grado di autoregolarsi sia nelle quantità che nei tempi per quanto riguarda la loro alimentazione. Col tempo però, i condizionamenti esterni tendono a farci perdere questa innata capacità ed il cibo potrebbe assumere per noi delle funzioni diverse da quelle nutritive. Non mi riferisco all’importanza della convivialità e delle tradizioni, ma più che altro alla carica emotiva che troppo spesso accompagna il nostro desiderio di cibo. Così, rischiamo di utilizzarlo per rilassarci dopo una giornata difficile, per riempire un vuoto che non è quello dello stomaco o anche per combattere la noia.

Mangiamo distrattamente, davanti alla televisione o mentre facciamo altro, senza renderci conto della reale quantità che ingeriamo, senza gustarlo veramente e soprattutto continuando ad averne voglia, perché quella che deve essere soddisfatta non è la fame fisiologica.

Le conseguenze purtroppo sono molte e non positive. L’aumento di peso è quello più evidente, mentre i problemi di salute potrebbero insorgere in maniera più subdola, senza che ce ne accorgiamo subito.

La mindful eating  può venirci in aiuto

Essa rappresenta un nuovo approccio al cibo basato sui principi della Mindfulness intesa come il raggiungimento della consapevolezza di sé e della realtà nel momento presente, in maniera naturale e non giudicante.

La ricerca della consapevolezza ha origini antichissime rintracciabili in un periodo compreso tra 2800 e 2200 anni fa in un vasto territorio tra Cina e Grecia. Non va considerato come un concetto astratto, ma come un potente strumento che ci permette di vivere al meglio delle nostre potenzialità.

Applicare la mindfulness all’alimentazione significa essere consapevoli dell’esperienza sin dal momento iniziale, quando cioè si comincia a sentire la fame. Lo scopo è quello di portare la nostra attenzione verso il momento presente, a ciò che stiamo facendo e di fare non solo esperienze, ma anche scelte alimentari consapevoli.

Spesso siamo convinti di mangiare semplicemente perché abbiamo fame, ma se ci chiedessero di descrivere  come sappiamo di avere fame probabilmente non sapremmo rispondere.

I 9 tipi di fame

Questo perché ci sono ben nove tipi di fame. Ognuna risponde ad una diversa esigenza da soddisfare in maniera adeguata e tutte comprendono sensazioni, pensieri ed emozioni sia nel corpo che nella mente, ma anche nel cuore.

  1. La fame degli occhi
  2. La fame del tatto
  3. La fame dell’orecchio
  4. La fame del naso
  5. La fame della bocca
  6. La fame dello stomaco
  7. La fame delle cellule
  8. La fame della mente
  9. La fame del cuore

Alle quali si aggiunge la sete.

Per questo motivo, a volte, ciò che proviamo non è propriamente fame di cibo anche se appena i nostri sensi si attivano, spesso reagiamo in maniera automatica, mangiando.

Ecco la necessità di investigare la nostra esperienza con i vari tipi di fame e decifrare i segnali che giungono dal corpo e dalla mente. Possiamo farlo concedendoci un momento di riflessione prima di addentare una torta al cioccolato o un pezzo di pane, per capire di che fame si tratta.

Come è nata la Mindful Eating?

Nel 1999 alla University of Massachusetts Medical School vengono validate le ricerche di Jean Kristellen sull’applicazione della Mindfulness ai disturbi del comportamento alimentare.

Nasce il protocollo MB – EAT (Training sulla consapevolezza alimentare basato sulla Mindfulness) studiato per incrementare la consapevolezza delle esperienze legate al cibo e diminuire i comportamenti non opportuni. Attraverso degli esercizi mirati ci si concentra sui segnali di fame fisica e sazietà, sull’assunzione complessiva di cibo, sull’ambiente fisico, cognitivo e sociale e sui fattori mentali ed emotivi che scatenano le abbuffate.

Presso l’università dell’Indiana e la Duke University dopo 4 mesi dall’intervento è stata evidenziata una diminuzione di abbuffate e depressione e, rispetto ai classici interventi di psico educazione, la mindful eating ha aiutato le persone a godersi maggiormente il cibo a riconoscere la differenza tra fame e sazietà emotiva e fisica e ha introdotto un “momento di scelta” tra la voglia e il mangiare.

Altri studi hanno dimostrato che strategie alimentari consapevoli possono aiutare nella perdita di peso e a trattare i disturbi alimentari.

La mindful eating è quindi indicata per tutti coloro che desiderano ritrovare il proprio personale equilibrio con il cibo attraverso la consapevolezza di cosa avviene e come ci sentiamo quando mangiamo. È adatta a tutte le età e a tutte le condizioni fisiche e non ha alcuna controindicazione.

Non impone un cambiamento dall’esterno, ma dall’interno. È un processo naturale che si sviluppa nei tempi e nei modi che meglio si addicono a ciascuno.

Nella mia pratica clinica utilizzo questo strumento sia in percorsi mirati e personalizzati per il raggiungimento di uno stile di vita corretto ed equilibrato che all’interno di specifici percorsi psicologici con persone che soffrono di disturbi alimentari constatandone per tutti la validità e i benefici fisici ed emotivi.

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