La mindful eating è un’attitudine che arricchisce di consapevolezza la nostra azione di alimentarci. Possediamo un’innata saggezza che ci permette di nutrirci secondo le nostre reali necessità. Lo vediamo molto bene nei bambini il cui meccanismo di fame/sazietà è inizialmente intatto. Essi, infatti, utilizzano il cibo per ricaricarsi di energie, attribuendogli un significato prevalentemente nutritivo.
Crescendo, però, tendiamo a perdere questa capacità, influenzati dai condizionamenti familiari e sociali che ci portano ad attribuire al cibo anche altri significati e a ricercare in esso una sazietà che non è solo fisiologica.
Acquisire una maggiore consapevolezza alimentare ci permette di avere chiaro il motivo per cui mangiamo, quanto mangiamo e perché, in determinate occasioni, ci rivolgiamo al cibo per soddisfare dei bisogni diversi da quello di fornire l’energia necessaria al nostro organismo.
Ci permette, inoltre, di esplorare un nuovo modo di mangiare che non preveda un atteggiamento giudicante, ma che sia invece ricco di curiosità e attenzione.
Rendere il cibo un’esperienza consapevole ci aiuta a ridargli il giusto posto nella nostra vita,
ad apprezzarlo e ad attribuirgli un significato che non diventi disfunzionale.
Come iniziare un percorso di consapevolezza in ambito alimentare
Il primo passo in un percorso di consapevolezza alimentare è quello di comprendere le funzioni legate all’alimentazione e i significati che ad esse attribuiamo.
Le funzioni dell’alimentazione
- Funzione nutritiva: è la principale, quella che permette di fornire al nostro corpo la giusta quantità di energia per vivere, attraverso l’inserimento dei macronutrienti presenti nel cibo. Il meccanismo che regola tale funzione è quello della fame e della sazietà.
- Funzione sociale: riguarda tutta la parte della convivialità. Il cibo ci connette agli altri, aumenta il piacere di stare insieme alla famiglia o agli amici in situazioni non solo quotidiane, ma anche di festa. Un compleanno senza una torta non sarebbe lo stesso!
Ma anche un incontro di lavoro può svolgersi in maniera più rilassata se include la condivisione di un pasto.
- Funzione consolatoria o di distrazione: si verifica quando il cibo viene utilizzato per riempire il cuore più che lo stomaco, oppure quando si cerca in esso una via di fuga dai pensieri o dalle situazioni che ci disturbano. Una sorta di distrazione che sposti l’attenzione da una condizione di sofferenza o da esperienze dolorose verso un breve momento di piacere.
A parte la funzione nutritiva, sulla quale nessuno obietta, la funzione sociale e quella consolatoria rischiano di essere additate come negative in virtù del fatto che in esse manchi una necessità strettamente biologica. Ma si tratta di un’attribuzione di significato che fa parte del nostro essere e della nostra vita, della nostra cultura e della nostra storia sociale e personale. Sentirci in colpa per aver cercato consolazione, ad esempio, in qualcosa di dolce apre la strada ad un atteggiamento giudicante verso noi stessi e verso gli altri che si comportano in questo modo. Ciò che è importante invece è sviluppare la consapevolezza rispetto all’utilizzo che facciamo del cibo (al di fuori della sua funzione strettamente nutritiva) assumendo un atteggiamento aperto e curioso.
Esercizio sulle funzioni dell’alimentazione
Proviamo a individuare le funzioni che ha il cibo nella nostra vita spuntando le affermazioni che più si avvicinano alla nostra esperienza.
- Mangio solo quando sento che il corpo ne ha necessità
- Mangio anche se non sento arrivare dal corpo alcuna necessità
- Mi piace condividere il cibo con la mia famiglia e gli amici
- Non amo mangiare in compagnia
- Mi piace cucinare per le persone a cui voglio bene
- Non amo cucinare per la mia famiglia o per gli amici
- Utilizzo il cibo quando ho bisogno di una coccola o di una consolazione
- Utilizzo il cibo per non pensare alle cose che mi fanno stare male
Riconoscersi in un’affermazione piuttosto che in un’altra è molto soggettivo e può variare non solo da una persona all’altra, ma anche nello stesso individuo. Nel corso della vita si attraversano situazioni a diverso impatto emotivo e talvolta la sofferenza impedisce di prendersi cura di sé da molti punti di vista, come ad esempio mantenere delle abitudini alimentari regolari.
Conoscere il meccanismo dietro alle nostre scelte alimentari
ci permette di strutturare un’alimentazione consapevole,
approfondire i significati che di volta in volta il cibo può assumere per noi,
accoglierli e valutare un cambiamento,
qualora ci accorgessimo di utilizzare il cibo in maniera disfunzionale.
Il passo successivo può essere quello di domandarci:
- A quale mio personale bisogno sta rispondendo il cibo in questo momento?
- C’è qualcos’altro, oltre al cibo, che potrebbe soddisfare questo mio bisogno?
Acquisire questo tipo di consapevolezza ha lo scopo di evitare che il cibo diventi l’unica opzione possibile per rispondere a dei bisogni il cui soddisfacimento potrebbe trovarsi altrove.
La mindful eating ci viene incontro individuando ben nove tipi di fame che è utile conoscere e imparare a distinguere.